All'inizio degli anni '80 negli U.S.A. ed in particolare a Wall Street (New-York N.Y.) gli indici di borsa subirono una serie di notevoli impennate determinate dal forte incremento di operazioni di “merger & acquisitions” che condizionarono i mercati sino al 1987; quando il lunedì 28 ottobre di quell'anno, rimasto nella memoria di tutti gli operatori internazionali come “Black Monday”, il crollo del N.Y.S.E. (New-York Stock-exchange) e la conseguente flessione delle borse europee segnò la fine dei grandi movimenti speculativi.

Per molte di queste operazioni denominate, con una terminologia da addetti ai lavori, “take-over”, vennero utilizzate metodologie definite “ostili” dai mercati, in quanto portate a termine in contrasto col “management” alla guida delle compagnie oggetto delle scalate o con i detentori dei pacchetti azionari di controllo.

Per contrastare quei “take-over” definiti ostili, si svilupparono in talune occasioni una serie di fusioni necessarie proprio a quelle imprese che si presentavano maggiormente vulnerabili sui mercati, al fine di renderle meno “scalabili” dai Riders.

Queste tecniche che consentivano un rafforzamento della struttura aziendale, si avvalevano al contempo di una serie di strumenti finanziari debitamente sostenuti da complementari applicazioni del diritto societario.

Le esperienze direttamente maturate in quegl'anni, nei quali le aziende che disponevano di maggiori mezzi economico-finanziari acquisivano quelle “scalabili”, hanno fatto crescere nel tempo una “scuola di pensiero”, nonché di pratica applicazione, indirizzata al rafforzamento delle aziende più deboli, alla condivisione dei progetti di crescita comune, ai partneraggi, al frazionamento pro-quota dei costi necessari alla ricerca ed al connesso sviluppo tecnologico.

Le aziende sono da sempre state intese quali strutture organizzate per la produzione di beni-materiali o per la distribuzione di servizi, il mercato delle “Fusioni & Acquisizioni” apre una prospettiva completamente nuova, in quanto le imprese non vengono prese in esame solo nella loro reale funzione primaria, ma considerate alla stregua di un prodotto che può essere compra-venduto come un qualsivoglia altro bene di natura economica.

Nel attuale momento in cui la stagnazione dei mercati ha portato ad una involuzione del ciclo produttivo a livello internazionale, le operazioni di natura finanziario-speculativa stanno talvolta sostituendo quelle di carattere industriale; Piazza Affari sta difatti assistendo all'alleanza di grandi costruttori con affermati immobiliaristi, per il controllo della Banca Nazionale del Lavoro, al contempo la Banca Popolare di Lodi ha lanciato un'O.P.A. sulla Banca AntonVeneta in aperta conflittualità con il colosso olandese di livello mondiale Abn-Amro.

Le opportunità offerte dalle alleanze, quando le operazioni di fusione sono ritenute di comune interesse dai diversi partners, possono determinare il rafforzamento delle nostre imprese. Ma anche in quell' eventualità in cui le acquisizioni sono di natura “ostile” (hostile-takeover per gli addetti ai lavori) si possono rilevare evidenti vantaggi sia per la nuova compagine di controllo, sia per gli azionisti di minoranza che vedono comunque incrementare il valore dei propri titoli azionari.

Non si possono generalizzare tutte le effettive opportunità di un'operazione di mergers & acquisitios, queste sono infatti da valutarsi “case by case” in quanto ogni operazione scaturisce da situazioni differenti, ma soprattutto viene indirizzata ad obiettivi non sempre comparabili. In tal senso appare rilevante predeterminare tutte le opzioni in fase di strutturazione dell'operazione, degli oneri, nonché delle potenzialità da perseguire.

Per i nostri Industriali questo processo non appare sempre semplice, non perché non conoscano taluni passaggi fondamentali di queste tecniche, bensì perché spesso tendono a preferire di restare i “leaders” delle loro piccole imprese piuttosto che divenire Azionisti o Partner di realtà più grandi, notevolmente consolidate e soprattutto maggiormente competitive sui mercati internazionali.

In tal senso il lavoro svolto dalle associazioni di categoria, nello specifico da quelle Confindustriali, appare assolutamente rilevante, in quanto oltre all'applicazione delle possibili tecniche finanziarie e/o di diritto societario, bisogna rafforzare nell'impegno dei nostri Imprenditori quel concetto di : ”Fare sistema” sicuramente ben conosciuto, ma non sempre pienamente valorizzato.

Solo indicativamente e senza alcuna pretesa di poter essere esaustivi, si possono indicare taluni strumenti finanziari che nell'ambito di un riassetto societario, contribuiscano a portare ad un riequilibrio dei conti, ad un potenziamento della produzione, o a liberare quelle risorse necessarie alla ricerca ed all'innovazione.

Aumenti di capitale dedicati, da offrire a fondi di “venture-capital”, ma debitamente sostenuti dalla clausola di riscatto; l'emissione di prestiti obbligazionari finalizzati all'abbattimento dell'indebitamento corrente; l'opportunità da offrire anche alle P.M.I. di partecipare alle operazioni di cartolarizzazione (in particolare a quelle definite “performing”) con la formula denominata “multi-sellers”, ovvero utilizzando flussi di cassa provenienti da una pluralità di soggetti, tecnicamente definiti : “Originators”.

Naturalmente queste potenzialità devono necessariamente andare ad affiancarsi alle debite alleanze fra quelle imprese operanti in settori merceologici omogenei o integrabili tra loro. Le joint-ventures od associazioni in partecipazione lasciano di fatto ai singoli imprenditori la potestà sulle proprie aziende, vincolandoli esclusivamente per il raggiungimento di specifici obiettivi anticipatamente predefiniti.

Appare importante anche ricordare che i nostri Industriali spesso non si avvalgono appieno né dei Fondi strutturali messi a disposizione dall'Unione Europea, né di quelle Leggi di Credito speciale ancora fruibili dal nostro sistema imprenditoriale.

Esemplificando la L.394/81 è dotata di un fondo-rotativo destinato al sostegno della penetrazione commerciale dei nostri prodotti sui mercati extra-comunitari; questo “fondo” potrebbe essere utilizzato maggiormente, consentendo così l'apertura di nuovi sbocchi alla produzione delle nostre industrie su nuovi mercati; anche per questa opportunità appare possibile allestire progetti condivisi da due o più imprese consentendo così la ripartizione degli eventuali oneri e la condivisione dei ricercati benefici.

Un ulteriore supporto alla penetrazione commerciale del “made in Italy” le nostre imprese possono riceverlo dalla SIMEST, la società a capitale pubblico vocata a fornire servizi e partneraggi sui mercati internazionali.

Anche Sviluppo Italia S.p.A. sul piano nazionale e le sue omologhe a carattere regionale, portano concrete possibilità di crescita al nostro sistema produttivo, senza peraltro togliere alla figura dell' Imprenditore quel ruolo centrale a cui i “fondamentali” dell'economia moderna l' hanno destinato.

Le nuove regole imposte dalla normativa denominata BASILEA 2 offrono taluni dei presupposti sopra anticipati, ma i singoli punti cardine sono: il comparto garanzie, (da valorizzare l'utilizzo dei Consorzi di garanzia-fidi) la cartolarizzazione (anche come strumento finanziario alternativo per la raccolta di risorse economiche) ed il “rating” (un corretto apprezzamento del “fattore di rischio” nei confronti del sistema creditizio, ed una analoga conoscenza del “fattore di rischio” su soggetti terzi operanti nel medesimo mercato).

Questi concetti non sono sin ora stati acquisiti come nuovi elementi di sviluppo ma più semplicemente come nuovi vincoli all'operatività delle nostre imprese, ma mentre i nostri, indubbiamente capaci, Industriali tendono a chiudersi nel cosiddetto mercato domestico, o nel ristretto spazio delle proprie imprese, all'esterno i “competitors” internazionali accelerano il processo di globalizzazione.

Dunque la finanza oggi non deve essere intesa solo come elemento puramente speculativo od al massimo come un servizio accessorio all'attività industriale, ma utilizzata anch'essa come un fattore produttivo che affianchi, sostenga ed a volte protegga il lavoro delle nostre imprese.



 

Fabio Verna

 

Finanziere




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